Pusher II, Sangue Sulle Mie Mani (Nicolas Winding Refn, 2004)

Regia: Nicolas Winding Refn;

Paese: Danimarca

Anno: 2004

Casa di distribuzione: Nordisk Film, Magnolia Pictures;

Genere: drammatico;

Cast: Mads Mikkelsen, Leif Sylvester Petersen, Anne Soresen;

Durata: 100'

Nicolas Winding Refn. Un regista mitologico amatissimo dai cinefili più incalliti, la sua è una parabola fortunata nella storia del cinema contemporaneo. Danese, classe 1970, si trasferisce a New York molto giovane per poi tornare nella natia Europa. Si fa conoscere al pubblico grazie alla trilogia dei "Pusher", una delle saghe criminali meglio riuscite degli ultimi anni. Partita nel 1996 con un primo capitolo eccellente e girato con budget risicatissimo a cui segue questo "Pusher II, Sangue sulle mie mani". Il film che in Italia verrà distribuito anni dopo, mette in scena il mondo criminale di una Copenaghen allucinata, schizofrenica e visionaria.

Più uno spin off che un sequel, qua lo sceneggiatura punta alla vicenda personale di Tonny, ex amico di Frank (protagonista del primo capitolo) e alla sua personale discesa negli inferni attraverso il rapporto problematico con il padre (Leif Sylvester Petersen) soprannominato Il Duca e con l'ex compagna Charlotte (Anne Soresen) una prostituta con la quale ha avuto un figlio. Tonny è una persona che non ha ruolo ben preciso nella società e nel mondo in cui è nato e cresciuto, è un personaggio allo sbando che - come già accennato nel primo film - non sa cosa fare della sua vita, non ha valori e l'unica speranza è forse il figlio che lui all'inizio ripudia affermando di non essere nemmeno suo.

 

La genialità di Refn nel suo modo di fare cinema la si nota qua soprattutto in alcune scene tra cui soprattutto quella finale in cui Tonny prende il figlio piccolo e se ne va via.

Refn è un cineasta eccellente, uno dei migliori della sua generazione. Il suo modo di girare e di mettere in scena una storia, lo porta a mischiare più generi, in questo caso il cinema di genere va ad incontrare quello di denuncia sociale ma a differenza di opere come L'Odio di Kassovitz girato tutto in bianco e nero, qua Refn gioca sulle illuminazioni di scena con parti al Neon (Rosso e verde) le quali vanno ad esaltare ancora di un più un mondo segreto come quello della Copenaghen criminale. L'uso sapientemente dosato dei piani sequenza ci fa immergere in un contesto duro, drammatico e violento impersonificato nella figura iconica di Tonny  che gira per la città con su tatuato nella testa la parola "respect", Rispetto. Un rispetto che però non ha da nessuno, nel dal padre nè dalla ex compagna.

Tonny interpretato da un Mads Mikkelsen superlativo rimane impresso subito sin dalle prime battute del film grazie alla sua presenza e al suo linguaggio molto scurrile.

Si va pertanto a fare un cinema che Refn personalizza e lo rende suo, è sperimentale, underground, autoritario ed estremamente naturale. A questo Pusher seguirà un altro "Pusher, L'angelo della morte" nel 2005 ma che passerà in sordina che rivedrà come protagonista Milo (Zlatko Buric), già presente nel primo film. 

"Pusher 2" si piazza nella produzione di Refn come il film che lo ha salvato dai due fallimenti "Bleeder" e "Fear X" e che lo porterà ancora una volta a lavorare con Mikkelsen (il quale nel frattempo si è già fatto conoscere anche in America) nel cult vichingo "Valhalla Rising, Regno di Sangue" (2009) e successivemente nel successo videoludico "Death Stranding" (2019) diretto da Hideo Kojima.

"Pusher II" è un film potentissimo a livello visivo, a tratti disturbante e violento ma che fa denuncia sociale e lo fa nella maniera più creativa e naturale possibile.

Sonia Giomarelli